La Nuova Tratta degli Schiavi

A partire dal XVI secolo fino alla fine del XIX secolo, l’immigrazione incontrollata era conosciuta come “Tratta degli schiavi“. Milioni di persone venivano comprate in Africa da mercanti europei per essere venduti poi nelle Americhe come schiavi per il lavoro nei campi. Gli europei da sempre hanno gestito questo traffico, i mercanti compravano, col benestare del capo villaggio che in cambio riceveva monete,oro e pietre preziose, gli africani più forti e robusti per poi essere venduti al miglior prezzo nelle Americhe come schiavi per le piantagioni.

1860, un’intera famiglia di schiavi destinata a lavorare in un campo di cotone, bimbi compresi

Il primo paese a proibire la tratta degli schiavi fu la Repubblica di Venezia nel 960 mentre in epoca più moderna una svolta importante di portata mondiale avvenne in Inghilterra. Il 25 marzo 1807 il parlamento inglese approvò lo Slave Trade Act, effettivo dal 1 gennaio 1808, a partire dalla stessa data la tratta degli schiavi veniva proibita anche dagli Stati Uniti. Questo comportò un susseguirsi di leggi in altri paesi che abolirono la schiavitù e la loro tratta. Nel 1822 nel congresso di Verona si arrivò ad una più impegnativa dichiarazione relativa all’abolizione della tratta dei negri, che però, andava non oltre una vaga genericità. Nel 1948 con la dichiarazione universale dei diritti umani venne vietata la schiavitù in tutte le sue forme, come indica appunto l’articolo quattro sotto citato “Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma”. Dopo il 1948 altre ancora sono state le pratiche e i protocolli per definire ancora al meglio il divieto di schiavitù relativamente a soggetti quali donne e bambini detenuti come lavoratori migranti. Dopo essersene interessati i paesi europei per anni e per secoli le cose ad oggi non sono ancora cambiate. I paesi europei vedono “nell’immigrazione clandestina” una nuova fonte di guadagno. In paesi africani dove regna il caos (voluto dagli stessi paesi europei filo-americani) come la Libia, africani vendono altri africani al miglior offerente. Gli africani provenienti da qualsiasi paese, per questo non possiamo parlare di rifugiati politici, vengono fatti prigionieri e detenuti nei lager, fin quando il commerciante più vicino che oggi prende il nome di ONG (organizzazione non governativa), arriva vicino alle coste libiche. A quel punto dopo che le ONG hanno stabilito il da farsi, i kapò africani lasciano partire decine di “immigrati” su un gommone sgonfio e dopo alcune miglia vengono recuperati dai nuovi mercanti. Fatto ciò, le ONG partono per il primo porto sicuro che ad oggi è solo e soltanto l’Italia. Ovviamente non essendo rifugiati politici i primi porti sicuri potevano essere altri, come Malta, la Tunisia, mentre ad oggi, dopo i vari e continui “no” da parte del governo Italiano e la consecutiva chiusura dei porti, decreto fatto ad hoc per bloccare questa tratta da parte delle ONG, quest’ultime continuano a farli sbarcare nel nostro paese.

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Ieri
Oggi

Questi nuovi schiavi vengono lasciati, come nei lager, anche per intere settimane sulla nave in carenza di acqua, cibo e cure mediche al confine delle acque nazionali Italiane pur di farli assicurarli alle nostre cooperative. Il caso Sea Watch è un fatto eclatante sotto gli occhi di tutti, 14 giorni in mare per portare gli “immigrati”, almeno così li chiamano i nuovi schiavi, sulle coste italiane violando le leggi nazionali. Molti erano gli stati che si potevano raggiungere in 14 giorni ma questo, non era ciò che prevedevano molto probabilmente gli accordi. Da maggio a settembre l’immigrazione è più affluente in Italia. Varie cooperative e aziende utilizzano gli “immigrati” in questo periodo più caldo per sfruttarli nei campi, un po’ come si faceva tra il XVI e XIX secolo.

Lavoro nei campi degli schiavi in America nella seconda metà dell’800
Lavoro dei nuovi schiavi oggi in Italia

Questi braccianti di fortuna, così citava un articolo di poco fa, vengono sfruttati per pochi euro a ora nei campi è attualmente vivono nelle baraccopoli fuori città. Un passo indietro per i paesi occidentali, le condizioni in cui versano gli immigrati è straziante, condizioni di lavoro al pari degli schiavi americani dell’ottocento, senza cure mediche e trattamento disumano. Questa è la nuova immigrazione così fortemente sostenuta dai mass media, questa è l’umanità di chiunque accetta l’arrivo dei nuovi schiavi in Italia, per non parlare poi di chi non lavora nei campi ma che spaccia droga nelle città e chi, come le donne, che per arrivare in Italia accettano, giunte qui, di prostituirsi. Ovviamente non tutti gli immigrati sono nuovi schiavi, c’è anche molta gente che fugge dai paesi in guerra e da carestie per cercare un po’ di fortuna nei paesi occidentali. Oggi queste persone che hanno il diritto di stare in Italia come in qualsiasi altro paese d’Europa, si stanno integrando è mescolando all’interno della nostra società, come avviene in qualsiasi altro Stato. Questi stranieri sono solo una piccola percentuale che rappresenta la cultura umanista di inclusione, la percentuale più alta rappresenta l’immigrazione selvaggia, quella che assomiglia sempre più a quella che una volta veniva definita “Tratta degli schiavi”.

di Paolo Storia